giovedì 10 giugno 2010

Confcooperative Pescara contesta il criterio del massimo ribasso nelle gare di appalto per la manutenzione del verde

confcoop_pescara_web Gasper Rino Talucci, presidente di CONFCOOPERATIVE PESCARA, ha inviato una nota al Luigi Albore Mascia, Sindaco del Comune di Pescara.

Nella nota si afferma:

“Sulla stampa locale è apparso come un grande risultato della Sua Amministrazione l’aver affidato interventi di manutenzione del verde attraverso gare d’appalto che hanno visto ditte della provincia di Napoli aggiudicarsi i lavori con ribassi di oltre il 54%.

Questo accadeva nella fase finale della precedente amministrazione e questo accade con la Sua Amministrazione.

Potrebbe sembrare ad un osservatore disattento che tutto vada per il meglio: i lavori vengono realizzati con un risparmio consistente per la collettività.

Vengono però spontanee delle domande. Se le ditte vincitrici riescono a realizzare i lavori con tali ribassi forse i tecnici progettisti del Suo comune sono un po’ imprevidenti visto che praticano prezzi di progetto eccessivi rispetto ai prezzi di mercato.

Considerando, invece, che certamente i tecnici della Sua Amministrazione hanno utilizzato nella redazione dei progetti i prezziari di settore, consideranti generalmente congrui, qualche domanda si pone allora nelle fasi successive alla gara d’appalto.

Di certo quando dei lavori vengono aggiudicati ad un presso così anormalmente basso una Amministrazione attenta come la Sua dovrebbe porsi delle domande.

Da parte nostra non possiamo che contestare al Comune di Pescara l’utilizzo, legittimo, ma pericoloso, del criterio del “massimo ribasso” nella aggiudicazione dei lavori di manutenzione del verde, che, fra l’altro, di fatto elimina dalla competizione le ditte locali ed abruzzesi.

Tutti sappiamo che ci sono altre modalità di affidamento dei lavori, altrettanto legittime, quali l’inserimento della soglia di anomalia o gli affidamenti attraverso le leggi di sostegno alla cooperazione agro-forestale. Normative che rimettono in gioco l’imprenditoria locale e favoriscono lo sviluppo del territorio.

Utilizzare queste o il massimo ribasso è un atto politico, che compete a Lei e alla Sua Amministrazione. Speriamo in una inversione di tendenza.”

CONFCOOPERATIVE PESCARA

martedì 22 dicembre 2009

NATALE 2009

sbernardo

Il Bimbo che viene porta a tutti la Buona Novella, a tutti e a ciascuno di noi.

Ci confermi nel nostro lavoro, ci dia fiducia e speranza per i giorni a venire, ci dia la forza per lavorare, e per lottare, per difendere i frutti del nostro sudore.

Buon Natale e Felice Anno 2010

giovedì 19 novembre 2009

Sicurezza aziendale: il nuovo Testo Unico

Il “Nuovo Testo Unico”, Decreto Legislativo n°81 del 2008, è l'ultimissimo aggiornamento nel settore della sicurezza sul lavoro, precedentemente regolato dalla Legge 626. Rappresenta una vera e propria rivoluzione che comporta, per tutte le aziende italiane, uno sforzo di aggiornamento immediato.

Le regole e le sanzioni in materia di “sicurezza sul lavoro” sono cambiate. Farsi trovare impreparati è spesso molto dispendioso. Un efficiente e periodico aggiornamento sulle ultime normative riduce drasticamente il fattore di rischio dei lavoratori e la possibilità di sanzioni.

A chi si applica la legge?

La legge si applica a TUTTI i settori di attività, privati o pubblici, in cui siano impiegati lavoratori subordinati, con la sola esclusione degli addetti ai servizi domestici e familiari.

Ricordiamo che sono considerati lavoratori subordinati anche:

• I soci lavoratori di cooperative e di società anche di fatto.

• Gli utenti dei servizi di orientamento di formazione scolastica, universitaria e professionale, avviati presso datori di lavoro.

• Gli allievi degli istituti di istruzione e universitari, partecipanti a corsi di formazione professionale nei quali si faccia uso di laboratori, macchine, apparecchi e attrezzature di lavoro in genere, agenti chimici, fisici e biologici.

Il nuovo sistema aziendale per la sicurezza

Al datore di lavoro spetta valutare i rischi per la salute e la sicurezza dei suoi dipendenti, in modo da programmare ed effettuare gli interventi necessari. A tale scopo si avvale del servizio di prevenzione e protezione, che può essere interno all'azienda stessa o fornito da un consulente esterno. In taluni casi, è possibile che i compiti di prevenzione siano eseguiti direttamente dallo stesso datore di lavoro. Nella sua attività informa e consulta il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza. Sceglie i lavoratori che devono occuparsi delle misure antincendio, di pronto soccorso e di evacuazione. Nei casi in cui vige l'obbligo delle visite mediche, si rivolge a un medico specialista in medicina del lavoro.

Le figure previste dal Decreto sono:

• Datore di lavoro

• Lavoratore

• Medico competente

• Preposto

• RSPP (Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione)

• ASPP (Addetto al Servizio di Prevenzione e Protezione)

• RLS (Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza)

La documentazione obbligatoria è:

• DVR Autocertificazione o DVR

• Attestati riconosciuti a livello nazionale per le figure sopra citate

• DUVRI, documento di valutazione dei rischi interferenti

AUTOCERTIFICAZIONE: Il D.Lgs. 81/2008 o anche Testo Unico prevede che nelle attività d'ufficio più comuni, con meno di 10 dipendenti, vi sia il rispetto di numerosi obblighi per la tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori negli ambienti di lavoro. Le problematiche da considerare sono molteplici e comportano un impegno in prima persona da parte del datore di lavoro, sul quale gravano i principali oneri e responsabilità di carattere civile e penale. La comoda e semplice checklist, guida il datore di lavoro nella valutazione obbligatoria dei rischi per ogni punto previsto dal testo unico, generando sia L´AUTOCERTIFICAZIONE DELLA VALUTAZIONE DEI RISCHI, che l´eventuale piano di intervento per risultare a norma. In base alle risposte fornite, il sistema automaticamente, provvede alla creazione e alla stampa di tutta la documentazione tenendo conto anche delle revisioni per modifiche o aggiornamento. Tutte le società con meno di 10 lavoratori non hanno l´obbligo del DVR (documento di valutazione dei rischi) ma sono comunque tenute a redigere l'autocertificazione della valutazione dei rischi come riportato nell´art. 29 del Testo Unico e apporvi data certa. Con il Testo Unico ogni datore di lavoro, di qualunque attività, ente pubblico, associazione, anche senza scopo di lucro, che impieghi anche un solo lavoratore deve, in particolare: eseguire la valutazione dei rischi ed elaborare il Documento di Valutazione dei Rischi (DVR); nominare un Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione; nominare un Medico Competente, nel caso sia necessario istituire la sorveglianza sanitaria dei lavoratori esposti a rischi specifici; nminare la Squadra di gestione delle emergenze, lotta antincendio e primo soccorso; formare e informare i lavoratori sui rischi presenti e sul diritto di eleggere un loro Rappresentante per la sicurezza; vigilare sui posti di lavoro, affinché le attrezzature rispettino i requisiti previsti dalle norme di legge.

Per maggiori informazioni ed approfondimenti:

http://www.caf730.com
http://www.entratel.com/sicurezza

DUVRI

Oltre ai tradizionali documenti, relativi alla gestione della salute e della sicurezza dei lavoratori negli ambienti di lavoro, il ´Testo Unico´ del 2008 introduce il Documento Unico di Valutazione dei Rischi da interferenze, in sigla D.U.V.R.I. Questa nuova documentazione regola ulteriormente il rapporto di lavoro tra aziende, prevedendo che l´azienda committente o commissionaria di un appalto di lavori all´interno della propria struttura a imprese esterne appaltatrici o subappaltatrici, o anche a lavoratori autonomi, debba redigere all´atto della firma del contratto definitivo un´ulteriore relazione, appunto il D.U.V.R.I. legata all´eventuale presenza di interferenze tra le due attività.

• Il D.U.V.R.I. (Documento Unico Valutazione Rischi da Interferenze) è da allegare al contratto di appalto o di opera (art. 26 comma 3 D. Lgs. 81/2008).

Il D.U.V.R.I. pertanto rappresenta lo strumento operativo per guidare le attività lavorative del committente e degli appaltatori negli ambienti e nei reparti dell´azienda ove si possono verificare, anche con discontinuità spaziale e temporale, le eventuali interferenze lavorative tra le due attività.

Per maggiori informazioni ed approfondimenti:

http://www.caf730.com
http://www.entratel.com/sicurezza

lunedì 16 novembre 2009

Impresa sociale: guida gratuita alla creazione

Impresa sociale: guida gratuita alla creazione

La Camera di Commercio di Roma ha reso disponibile, gratuitamente, una guida per la realizzazione di imprese sociali. Analisi del rischio, adempimenti burocratici e tutti i passaggi chiave, punto per punto

Avviare un impresa sociale non è così semplice. Gli ostacoli sono sempre le difficoltà derivanti dagli aspetti burocratici e le lacune informative. Per favorire lo sviluppo nel Terzo Settore, la Camera di Commercio di Roma ha diffuso una guida alla creazione delle imprese sociali, in formato cartaceo ed elettronico.

La guida, scaricabile e consultabile anche dal sito ufficiale, contiene informazioni di supporto, dalla fase di analisi e misurazione del rischio fino ai necessari adempimenti burocratici e alla successiva organizzazione aziendale.

Il documento, che si compone di 64 pagine, affronta inoltre i temi della valutazione delle attitudini imprenditoriali, della corretta definizione dell'idea, delle modalità per confrontarsi ed affrontare il mercato, oltre chiaramente ad aspetti di analisi del prodotto e di realizzazione dei piani aziendali.

L'importante iniziativa si contestualizza all'interno delle attività dell'Osservatorio della Camera di Commercio di Roma sull'Economia civile, che punta alla creazione di una cultura sociale sulle organizzazioni senza fini di lucro ed alla promozione diffusa del settore.

sabato 14 novembre 2009

Seminari di Policoro: Lavoro e/è scelta d'impegno nel sociale

manifesto x stampa Seminari di Policoro.

Mercoledì 18 Novembre alle ore 18.00 presso l' Aula Magna della Facoltà di Economia a Pescara si svolgerà il 2° incontro del ciclo "Il posto del lavoro".

Il seminario dal titolo

"Lavoro e/è scelta d'impegno nel sociale"

sarà tenuto dal prof. Stefano Zamagni

ordinario di economia politica presso l'Università di Bologna  e collaboratore nella stesura dell'ultima enciclica "Caritas in Veritate"  di cui farà una breve presentazione durante l'incontro...

E' un occasione davvero unica avere tra noi a Pescara Stefano Zamagni, uno dei padre dell'economia civile italiana e un uomo da tanti anni impegnato nel sociale e nella diffusione del terzo settore.

giovedì 12 novembre 2009

Nasce il CAA unificato Confcooperative - SISA: 210 sportelli in tutta Italia

Si è concluso il processo di integrazione tra il CAA di Confcooperative e il CAA SISA che da sempre rappresenta una delle strutture di servizio più efficienti e qualificate operante nel settore.

Da questa integrazione nasce una rete nazionale di assistenza agricola con oltre 210 sportelli già operativi su tutto il territorio nazionale che già ora gestiscono diverse decine di migliaia di fascicoli di produttori e di soci di cooperative.

L’operazione costituisce il primo stadio di un più ampio progetto “servizi agricoli” che Confcooperative/Fedagri intende offrire alle cooperative associate e dei loro soci.

lunedì 2 novembre 2009

Zone Franche Urbane: la ripartizione dei fondi

Zone Franche Urbane: la ripartizione dei fondiIl rilancio delle Zone Franche Urbane partirà con una dotazione finanziaria di 100 milioni di euro: 45 milioni andranno a finanziarie un progetto specifico per l’Abruzzo, il resto diviso tra agevolazioni e sostegno alle imprese

Firmate le convenzioni, ora il rilancio delle Zone Franche Urbane prevede agevolazioni fiscali e contributive per le imprese sin dal prossimo gennaio, per la creazione di nuove attività economiche. Il tutto, con una dotazione finanziaria di 100 milioni di euro, 45 milioni dei quali destinati a un progetto per l'Abruzzo.

I fondi stanziati per le 22 Zone Franche Urbane previste dalla legge finanziaria è pari quindi a 100 milioni di euro; le aree bersaglio sono localizzate nei territori di 23 Comuni, a loro volta distribuiti in 11 Regioni: 3 del Centro-Nord e 8 del Mezzogiorno.

Per quanto riguarda la ripartizione risorse nelle ZFU, la somma più sostanziosa andrà a Catania (7.349.992 euro), seguita da Napoli, con 6.463.854 euro, Taranto (6.197.044 euro) e Gela, con 5.718.855 euro. A Pescara andranno € 4.290.065.

Inoltre, al fine di sostenere la ripresa economica e occupazionale anche nelle aree colpite dal sisma, il decreto Abruzzo ha stanziato 45 milioni di euro, attraverso i quali finanziarie uno specifico progetto di Zona Franca Urbana per l'Abruzzo.

A beneficiare delle agevolazioni fiscali e contributive su IRES, IRAP,ICI e contributi previdenziali saranno le piccole imprese, per un periodo di durata complessiva sino a 14 annualità, ma grazie alla Legge Sviluppo incrementerà la dotazione annuale per il potenziamento delle Zone Franche Urbane sono previsti altri 50 milioni di euro annuali, anche per individuare nuove aree svantaggiate.

Le agevolazioni saranno operative dal 1° gennaio 2010 ma la procedura per ottenere i benefici è in fase di perfezionamento da parte del Ministero dell'Economia e delle Finanze.

I tempi entro cui presentare domanda saranno comunque ampi. Sono previste inoltre agevolazioni per via telematica, iniziative di comunicazione sul territorio, anche in collaborazione con le amministrazioni locali e le associazioni di categoria.

Dalle prime simulazioni effettuate, il numero delle imprese che beneficeranno delle agevolazioni proposte oscillerà tra le 500 e le 1000 unità: i posti di lavoro creati o preservati potranno essere alcune migliaia.

Zone Franche Urbane, firmati i contratti. In arrivo esenzioni e sgravi per nuove Pmi

image Oggi il primo passo concreto per il rilancio delle zone franche urbane, con la firma dei contratti da parte del Ministro dello Sviluppo Economico con i sindaci dei 22 comuni interessati

Dopo averle individuate in 11 regioni d'Italia, il ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola ha dato oggi il via ufficiale alla nascita di 22 Zone Franche Urbane. La firma dei contratti è infatti avvenuta questa mattina, sottoscritti dal Ministro e dai sindaci dei 22 Comuni interessati, alla presenza del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.

L'iniziativa nasce dalla volontà di rilanciare il Sud e in particolare i quartieri più colpiti da gap socio-economico, stimolando al contempo la nascita di microimprese e Pmi, con la conseguente formazione di posti di lavoro.

Per questo sono previste apposite esenzioni fiscali e previdenziali per diversi anni per le attività d'impresa nei seguenti Comuni:

  • Catania, Gela, Erice (Sicilia);
  • Crotone, Rossano e Lamezia Terme (Calabria);
  • Matera (Basilicata);
  • Taranto, Lecce, Andria (Puglia);
  • Napoli, Torre Annunziata e Mondragone (Campania);
  • Campobasso (Molise);
  • Cagliari, Iglesias e Quartu Sant ' Elena (Sardegna);
  • Velletri e Sora (Lazio);
  • Pescara (Abruzzo);
  • Massa Carrara (Toscana);
  • Ventimiglia (Liguria).

Il passaggio successivo alla firma della ZFU sarà la definizione delle modalità attuative, ovvero le norme che stabiliranno i criteri di applicazione delle esenzioni dal pagamento delle imposte sui redditi, da ICI, IRAP e versamento dei contributi previdenziali per i dipendenti.

Dette agevolazioni sono rivolte agli imprenditori che manifesteranno la volontà di attivare piccole e microimprese all'interno del perimetro territoriale delle aree svantaggiate individuate dalle varie amministrazioni comunali.

lunedì 12 ottobre 2009

Innovazione Startup, pubblicato un nuovo bando

Innovazione Startup, pubblicato un nuovo bando

In arrivo nuovi contributi dal Ministero dello Sviluppo Economico per l'innovazione delle imprese startup, che potranno richiedere il finanziamento per via telematica fino al 21 gennaio 2010

Tempo fino al 21 gennaio 2010 per le imprese start up, anche in forma congiunta, che intendano avviare programmi di sviluppo sperimentale finalizzati alla realizzazione di innovazioni di prodotto e/o di processo di alta e medio alta tecnologia, per richiedere il finanziamento previsto dall'ultimo bando pubblicato dal Ministero dello Sviluppo Economico.

I programmi agevolabili possono comprendere anche attività non preponderanti di ricerca industriale.

Potranno accedere le imprese che esercitano attività industriale diretta alla produzione di beni o di servizi ovvero attività di trasporto per terra, per acqua o per aria imprese agro-industriali che svolgono prevalentemente attività industriale, imprese artigiane di produzione di beni, centri di ricerca con personalità giuridica autonoma, consorzi e società consortili.

Il finanziamento prevede la copertura del 50% dei costi ammissibili, non inferiori ai 500.000 euro nè superiori a 2 milioni di euro.

Il 40% dei costi ammissibili verrà erogato a fondo perduto in caso di piccole imprese e organismi di ricerca, mentre per le medie imprese il contributo diretto alla spesa sarà del 30%, del 20% in caso di grandi imprese.

Le domande dovranno essere presentate per via telematica mediante lo specifico software predisposto dal Ministero. Una volta pubblicata la graduatoria, a partire da quella data le imprese avranno 6 mesi di tempo per avviare i progetti, che dovranno avere una durata compresa tra i 18 e i 36 mesi.

giovedì 24 settembre 2009

SOCIETA’/ Scola: la gratuità, quella rivoluzione che vince lo Stato padrone

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Angelo Scola

lunedì 21 settembre 2009

Un cambio di paradigma

Anche a un profano dell’economia e delle sue implicazioni socio-politiche non mancano informazioni sufficienti per affermar che, a partire dalla prima metà degli anni Novanta, tutti i sistemi di welfare europei hanno dovuto confrontarsi con la trasformazione, profonda e a volte tumultuosa, dei rispettivi contesti sociali. Ciò è avvenuto sotto la spinta di fenomeni complessi, di natura esogena (legati alla dinamica di globalizzazione economica e sociale, all’emergere di problemi connessi al “meticciato di civiltà”) o endogena (legati soprattutto all’invecchiamento della popolazione e alla modificazione dei sistemi occupazionali ).

La risposta è consistita in un’azione di “ricalibratura” ma, in realtà, ora si vede bene che la situazione domanda un vero e proprio cambio di paradigma. È richiesta una modificazione profonda dell’assetto normativo che regola le politiche sociali per fare spazio a nuovi modelli, pur senza rimettere in discussione i principi di solidarietà ed eguaglianza che hanno caratterizzato l’avvento dei sistemi di welfare state. In particolare non appare più pensabile la perfetta coincidenza fra politiche sociali e politiche pubbliche, dal momento che altri settori della società (gli attori di mercato, le famiglie, le organizzazioni del privato sociale), si stanno rivelando non di rado capaci di affrontare i nuovi bisogni in modo più efficace dello Stato.

Nell’alveo di questo ripensamento è nata l’idea di “welfare society” con le sue differenti modalità applicative orientate alla sussidiarietà. Le sue implicazioni sembrano investire, in modo differenziato, tutti i modelli di politiche sociali fin qui conosciuti, determinando un cambiamento che è già visibile in alcuni esperimenti soprattutto a livello regionale.

All’origine della proposta di una welfare society è individuabile l’ipotesi di un cambiamento nel concepire lo stato sociale sulla base del necessario passaggio da una concezione individualistica della cittadinanza a un visione personale-comunitaria di essa. Questa si fonda sul riconoscimento di un pluralismo sociale che si articola, a livello di sfera pubblica, attraverso il principio di sussidiarietà. Questa nuova modalità di cittadinanza nasce dall’associarsi dei cittadini mediante la creazione di corpi intermedi e di iniziative partecipate dal basso.

È evidente che tale ipotesi prende fisionomia da una svolta di tipo antropologico che comporta una decisiva conseguenza nella configurazioni delle relazioni tra lo Stato e la società. Nell’orizzonte di questa antropologia adeguata si snoda la proposta di sviluppo integrale, inteso come percorso realistico e virtuoso propria della Caritas in Veritate (soprattutto CV, 45).

Antropologia adeguata

L’odierna società post-secolare,  tecnicamente plurale, ha sgombrato, senza volerlo il terreno da due tenaci dogmi moderni. La cosiddetta morte del soggetto conseguente al proclama di Nietzsche circa la morte di dio. In che modo? Tutti percepiamo che l’esaltazione atomistica dell’individuo chiamato a relazionarsi con le sole sue forze ad uno Stato leviatano (Hobbes) cui ha previamente devoluto passioni e diritti, ha favorito oggi la nascita di un nuovo soggetto collettivo ad opera della tecno-scienza.

In questo senso il soggetto non è affatto morto. Sulle ceneri del vecchio soggetto empirico è sorto un nuovo soggetto “tecnocratico” che rischia di rendere il primo (il soggetto empirico) ormai ridotto ad oggetto, una semplice protesi, una mera funzione di questo nuovo, inquietante soggetto collettivo. In questa prospettiva si è giunti a definire l’uomo con enfasi faustiana, “come il suo proprio esperimento” (Jongen).

Tuttavia su questo suolo, come avviene a primavera sui terreni abbandonati e pieni di detriti di città, i fili d’erba dell’esperienza umana elementare non cessano di spuntare di nuovo. Cosa dice questa esperienza? Dice - come affermava Karol Wojtyla - che le relazioni, e in modo particolare le relazioni primarie uomo-donna, individuo-comunità sono imprescindibili per la crescita del soggetto e per l’insorgere della sua autocoscienza. L’io è relazionale, comunionale. E lo mostra molto bene il senso della nascita la cui insostituibile decisività è ben suggerita da Holderlin nella poesia “Il Reno”: “Il più lo può la nascita ed il raggio di luce che al neonato va incontro”.

La nascita infatti non è solo un fatto biologico ma, come genialmente affermava Giovanni Paolo II, è anzitutto genealogia. Quindi non è solo inizio ma è soprattutto origine. Pronunciando le sue prime parole il bambino non fa altro che dare testimonianza alla promessa contenuta nelle relazioni primarie con il padre e con la madre che indicano l’origine che lo precede e lo inoltra nella vita. Non si dà autogenerazione.

La genealogia di Gesù con cui si apre il Vangelo di Matteo, esprime assai bene questo dinamismo che alla fine implica l’azione stessa del Dio creatore. Tra l’altro la dimenticanza del senso integrale della nascita come origine è alla radice del grave vuoto educativo che sta minando le odierne società multietniche. La catena delle generazioni rischia di spezzarsi per la fatica del “prendersi cura” attraverso la tradizione del significato del vivere.

Implicazione sociale del mistero trinitario

La Caritas in Veritate ha di mira lo sviluppo integrale dell’uomo a partire da questa antropologia adeguata in cui la persona e la società sono viste a partire dall’origine, da ciò che precede il puro fare. Il fatto che la vita sia dono, affondi le radici in un’origine che la precede, finisce per investire tutte le attività umane compresa quella economica. Solo così si comprende il peso anche tecnico, riferito cioè alla “ragione economica”(CV, 32, 36), che viene dato alla gratuità. Senza di essa il “mercato non esplicita la sua funzione” (CV, 35). La Caritas in Veritate guarda in questo senso al mistero della Trinità come paradigma[1].

Romano Guardini affermava che, nella Trinità, l’Amore è comunanza di tutto fino all’identità dell’essenza e della vita ma, nello stesso tempo, è perfetta custodia di sé da parte della persona. Questi elementi ci parlano di una perfezione di unità e di comunità in Dio cui corrisponde la sua fecondità. Da qui una decisiva implicazione per la vita sociale: “La Trinità insegna che tutto proprio tutto potrebbe essere, e al massimo grado, comune, dovrebbe essere comune. Una cosa sola non dovrebbe esserlo e con ciò si contrappone alla dedizione il suo contrappeso: la personalità. Questa deve rimanere inviolata nella sua indipendenza. Il suo sacrificio non può essere né desiderato, né offerto, né accettato. Con questo atteggiamento (l’etica) essenziale di ogni comunità è chiaramente circoscritta. La dedizione deve essere permessa e offerta nel modo e nella misura giusta e imperfetta è quella comunità in cui nasconde se stesso e le sue cose all’altro. Ma il diritto alla personalità è sacro e inviolabile e deve rimanere inviolato: non appena è varcato questo confine, una comunità diventa subito contro natura, immorale, di qualsiasi tipo essa sia)”[2] .

Una nuova cittadinanza

A partire da questa svolta antropologica e dalle sue implicazioni sociali, la nuova cittadinanza comporta un ripensamento della democrazia e soprattutto del ruolo dello stato. Questo è chiamato a specializzarsi in compiti di sussidio rispetto alla società civile e di garante delle regole del gioco per individui e soggetti sociali.

Si apre esattamente a questo livello il tema della sussidiarietà, concettualmente sviluppatosi all’interno della dottrina sociale cattolica, a partire dalla sua originaria tematizzazione all’interno dell’Enciclica Quadragesimo anno (1931) per arrivare alla recentissima ripresa della Caritas in Veritate. Proprio in quest’ultima enciclica Benedetto XVI ne fornisce una definizione che aiuta a coglierne le caratteristiche basilari: Sussidiarietà è prima di tutto un aiuto alla persona attraverso l’autonomia dei corpi intermedi. Tale aiuto viene offerto quando la persona e i soggetti sociali non riescono a fare da sé e implica sempre finalità emancipatrici, perché favorisce la libertà e la partecipazione in quanto assunzione di responsabilità” (CV, 57). Si tratta dunque di un paradigma applicabile sin negli aspetti più specifici dell’agire sociale ed economico e che può giungere a criteri are il dibattito sull’assetto istituzionale ed europeo[3].

In consonanza con questa visione il lessico della sussidiarietà fa perno sulla coppia persona/dono e fiducia/comunità. Una concezione che rifonda personalisticamente (in modo pertanto relazionale) l’idea di Stato: non lo intende più come fattore unificante sovraordinato alla molteplicità di individui concepiti come atomi isolati bensì come fattore a servizio sussidiario del libero gioco associativo di persone e comunità. Queste non sono tese anzitutto a un utilitarismo interessato ma, e prima di tutto alla generazione di un bene comune. Ciò è decisivo per elaborare una nuova concezione di giustizia assai diversa da quella sottostante lo Stato hobbesiano.

La novità di Caritas in Veritate sta nel porsi dall’interno della “ragione economica” (CV 32, 36) per affermare che tale principio è applicabile anche al mercato: “Anche nei rapporti mercantili il principio di gratuità e la logica del dono come espressione della fraternità possono e devono trovare posto entro la normale attività economica” (CV, 58)[4]. Diventa così evidente che il principio di sussidiarietà si presta ad essere interpretato come elemento imprescindibile per il superamento delle storture della modernità.

Questa impostazione si traduce necessariamente in una profonda rilettura delle politiche sociali. Sono chiamate a sperimentare formule di partnership fra pubblico e privato in cui alla modalità regolativa di tipo gerarchico viene sostituita una regolazione reticolare capace di rispettare i differenti codici simbolici presenti nella società così come le diverse forme organizzative. In questa configurazione delle politiche sociali lo Stato e le pubbliche amministrazioni locali perdono il ruolo di gestori diretti dei servizi per acquistare uno specifico stile di governo.

Libertà di scelta e risorse

Elemento portante di un approccio sussidiario alle politiche sociali è la crescente libertà di scelta della persona. Questa può essere ottenuta attraverso il sostegno diretto della domanda con i cosiddetti “titoli sociali” (in particolare i voucher), al fine di rendere più accessibile una più adeguata disponibilità di risorse utilizzabili sui “quasi mercati” dei servizi accreditati. In ottica sussidiaria, peraltro, la libera scelta non si configura all’interno di un quadro di riferimento atomistico e individualistico, ma al contrario diventa elemento fondamentale per istituire libertà e responsabilità alla persona vista nell’ambito delle sue relazioni costitutive.

Prime fra tutte sono da considerare quelle familiari (CV, 44). Proprio la famiglia dovrebbe dunque essere il soggetto autenticamente centrale nel nuovo welfare e a essa debbono essere riconosciuti diritti ulteriori rispetto a quelli individuali aprendo la strada innanzitutto a una autentica sussidiarietà fiscale che tenga conto e valorizzi le concrete responsabilità familiari assunte da ciascun nucleo.

Democrazia economica per uno sviluppo integrale

La carità nella verità è “un’esigenza della stessa ragione economica”(CV, 36), che in se stessa implica il “principio di gratuità” e di “logica del dono come espressione della fraternità”. È importante allora notare che l’ambito proprio di un’economia di gratuità e di fraternità deve andare dalla società civile al mercato e allo Stato: “Oggi possiamo dire che la vita economica deve essere compresa come una realtà a più dimensioni: in tutte in diversa misura e con modalità specifiche, deve essere presente l’aspetto della reciprocità fraterna”(CV, 38).

I tre capisaldi della Dottrina sociale - dignità della persona, principio di solidarietà e principio di sussidiarietà - sono così rivisitati a partire da una forma concreta di democrazia economica. La gratuità non è più intesa come pura cosmesi della giustizia e del bene comune, senza i quali, tuttavia, non si può parlare né di carità né di verità. Benedetto XVI non lascia scampo: “Oggi bisogna dire che senza la gratuità non si riesce a realizzare nemmeno la giustizia” (CV, 38).


[1] “Un simile pensiero [quello della Trinità] obbliga ad un approfondimento critico e valoriale della categoria di relazione” CV, 53; anche CV, 55.

[2] R. Guardini, Il significato del dogma del Dio trinitario per la vita etica della comunità, in Scritti politici, Opera Omnia VI, Morcelliana, Brescia, 2005, 97.

[3] Nell’enciclica Caritas in veritate si legge anche: “Per non dar vita a un pericoloso potere universale di tipo monocratico, il governo della globalizzazione deve essere di tipo sussidiario, articolato su più livelli e su piani diversi, che collaborino reciprocamente” (CV, 57).

[4]A. Scola, Il dono fa l’economia libera, commento a Caritas in Veritate, IlSole 24Ore, 9 luglio 2009.

giovedì 10 settembre 2009

Cooperative, cosa cambia con la Legge Sviluppo

CooperativeLa Legge Sviluppo recentemente approvata in Italia apporta delle rilevanti modifiche alla disciplina civilistica delle società cooperative. Vediamo rapidamente nel dettaglio quali sono le principali novità.

1) Iscrizione nell’Albo quale requisito costitutivo. La Legge Sviluppo modifica l’art. 2511 c.c., prevedendo l’iscrizione nell’Albo delle Società Cooperative quale elemento con carattere costitutivo; di conseguenza, le società non iscritte all’Albo non potranno accedere alle agevolazioni previste per il proprio settore.

2) Iscrizione automatica all’Albo. Proprio per agevolare la procedura di iscrizione all’Albo delle Cooperative, la Legge ha previsto la stessa iscrizione in maniera automatica, concomitante con la presentazione della comunicazione unica al R.I.

3) Comunicazione dei requisiti di mutualità prevalente. La Cooperativa a mutualità prevalente ha l’obbligo di comunicare, annualmente, il rispetto dei requisiti di prevalenza alla Camera di Commercio; un obbligo che va ad aggiungersi a quello - già presente - di indicazione in nota integrativa da parte degli amministratori. La comunicazione avverrà presumibilmente attraverso un’integrazione del modello C17.

4) Sanzioni per chi non rispetta gli obblighi di comunicazione. Per chi non adempie agli obblighi di cui sopra, la Legge prevede la sospensione semestrale delle attività della Cooperativa per ciò che concerne la possibilità di assumere nuove obbligazioni contrattuali.

5) Nessun obbligo di indicazione del numero di iscrizione all’Albo (negli atti e nella corrispondenza), contrariamente a quanto avveniva in passato.

Altre novità sono inoltre state apportate per la perdita (e il riconseguimento) dei requisiti di mutualità prevalente.

martedì 4 agosto 2009

Confcooperative partner di Matching

Compagnia delle Opere e Confcooperative hanno siglato un accordo in base al quale quest’ultima associazione parteciperà a Matching in qualità di partner della manifestazione.

Matching è l’evento organizzato da Compagnia delle Opere per favorire le relazioni di business tra imprenditori mettendoli in contatto diretto, con appuntamenti mirati e prefissati, in modo da far incontrare gli interessi reciproci, facilitare la ricerca di fornitori, clienti e partner.

La manifestazione, giunta alla quinta edizione, si svolgerà quest’anno dal 23 al 25 novembre presso Fieramilano a Rho (MI) e avrà come titolo “Innovare, Internazionalizzare”.

L’accordo nasce dalla volontà di Confcooperative e di CDO di avviare una collaborazione tesa a sfruttare iniziative come Matching che permettono di offrire nuove opportunità di sviluppo ai propri associati e quindi perseguire più efficacemente i propri scopi.

Gli associati a Confcooperative potranno infatti partecipare alla manifestazione a condizioni economiche agevolate, e avranno così la possibilità di accedere a un marketplace che negli anni scorsi ha ottenuto un crescente successo di iscritti, dai 600 del 2005 ai circa 2.000 dell’edizione 2008.

«Siamo molto soddisfatti di questo accordo con Confcooperative» ha dichiarato Enrico Biscaglia, Direttore Generale di Compagnia delle Opere, «è un’occasione per collaborare fattivamente tra organizzazioni nazionali in modo da generare benefici che avranno ricadute dirette sul territorio e sugli associati. Da Matching può arrivare un aiuto, anche per il mondo delle cooperative, ad affrontare le difficoltà del momento con una particolare attenzione ai temi dell’innovazione e dell’internazionalizzazione. Ma ci auguriamo che Matching sia l’inizio di un dialogo più ampio con Confcooperative».

mercoledì 22 luglio 2009

Imprese e incentivi: aiuti de minimis, sale l'appeal: Dalle zone franche al Fondo Kyoto: gli effetti del dpcm del 3 giugno 2009 sulle agevolazioni

zone franche La soglia a 500 mila euro rende più allettanti gli incentivi

Agevolazioni per le imprese nelle Zone franche urbane, finanziamenti agevolati a favore di imprese che effettuano investimenti per la tutela ambientale (Fondo Kyoto) e contributi per l'assunzione di personale qualificato di ricerca. Sono queste alcune delle agevolazioni soggette al regime de minimis, ora divenute più appetibili grazie all'innalzamento da 200mila a 500 mila euro della soglia de minimis per il triennio che va dal 1° gennaio 2008 al 31 dicembre 2010.

Agevolazioni nazionali soggette al regime de minimis:

  • Benefici fiscali per le piccole e micro imprese ubicate nelle Zone Franche Urbane, ma solo per quelle ivi insediate prima del 1° gennaio 2008.
  • Finanziamenti a tasso agevolato fino al 70% alle imprese per interventi relativi a fonti rinnovabili, risparmio energetico (Fondo Kyoto)
  • Contributo di euro 25.882,84 per ogni assunzione di personale qualificato di ricerca, con contratto di durata almeno biennale.
Innalzamento soglia massima degli aiuti de minimis

Il limite di aiuti «de minimis» è stato elevato da 200 mila euro (100 mila euro per il settore dei trasporti) a 500 mila euro, per il triennio che va dal 1° gennaio 2008 al 31 dicembre 2010. Precedentemente il tetto massimo era già stato incrementato da 100 mila euro a 200 mila euro in un triennio, ad eccezione delle imprese attive nel settore dei trasporti, per le quali il tetto era rimasto invariato a 100 mila euro.

L'importo dell'aiuto, nel limite massimo di 500 mila euro, precisa il dpcm del 3 giugno 2009 (pubblicato nella G.U. del 9 giugno), dovrà essere calcolato al lordo delle imposte dovute.

Saranno escluse dalla concessione degli aiuti de minimis tutte quelle imprese che siano definibili in difficoltà alla data del 1° luglio 2008, in base agli orientamenti comunitari vigenti in materia. (vedi specchietto).

Il dpcm del 3 giugno precisa inoltre che non possono essere concessi aiuti in de minimis alle imprese che operano nel settore della pesca, della produzione primaria di prodotti agricoli. Sono inoltre escluse le imprese della trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli, limitatamente alle ipotesi in cui: l'importo dell'aiuto è fissato in base al prezzo o al quantitativo di tali prodotti acquistati da produttori primari o immessi sul mercato dalle imprese interessate; oppure nel caso in cui l'aiuto è subordinato al fatto di venire parzialmente o interamente trasferito a produttori primari.

Gli aiuti de minimis, infine, non possono essere concessi quando consistono in aiuti all'esportazione o aiuti che favoriscono prodotti e servizi nazionali rispetto a quelli importati.

Benefici fiscali nelle Zone franche Urbane

Potranno accedere ai benefici fiscali, nel rispetto del regime de minimis le piccole e microimprese che hanno avviato la propria attività all'interno delle Zone franche urbane prima del 1° gennaio 2008.

Non saranno invece soggette al regolamento de minimis le agevolazioni concesse alle piccole e microimprese che iniziano l'attività nelle Zone franche urbane tra il 1° gennaio 2008 e il 31 dicembre 2012. Ma quali sono i benefici fiscali previsti?

1. L'esenzione sull'Ires.
Le imprese potranno ottenere un'esenzione dalle imposte sui redditi (Ires) per i primi cinque periodi di imposta. Per i periodi di imposta successivi, l'esenzione sarà limitata come segue: per i primi cinque al 60%, per il sesto e settimo al 40% e per l'ottavo e nono al 20%. L'esenzione sull'Ires spetterà fino a concorrenza dell'importo di 100 mila euro del reddito derivante dall'attività svolta nella zona franca urbana, maggiorato, a decorrere dal periodo di imposta in corso al primo gennaio 2009 e per ciascun periodo di imposta, di un importo pari a euro 5 mila, ragguagliato ad anno, per ogni nuovo assunto a tempo indeterminato, residente all'interno del sistema locale di lavoro in cui ricade la zona franca urbana.

2. L'esenzione su Irap e Ici.
Oltre alle imposte sui redditi, l'agevolazione riguarda anche Irap e Ici. L'esenzione dall'imposta regionale sulle attività produttive spetterà per i primi cinque periodi di imposta, fino a concorrenza di euro 300 mila, per ciascun periodo di imposta, del valore della produzione netta. L'esenzione dall'imposta comunale sugli immobili, a decorrere dall'anno 2008 e fino all'anno 2012, sarà valida per i soli immobili siti nelle zone franche urbane dalle stesse imprese posseduti e utilizzati per l'esercizio delle nuove attività economiche.

3. L'esonero dal versamento dei contributi.
L'esonero dal versamento dei contributi sulle retribuzioni da lavoro dipendente spetterà per i primi cinque anni di attività, nei limiti di un massimale di retribuzione che sarà definito con decreto del ministro del lavoro e della previdenza sociale, solo in caso di contratti a tempo indeterminato, o a tempo determinato di durata non inferiore a dodici mesi. Inoltre dovrà essere rispettata la condizione che almeno il 30% degli occupati risieda nel sistema locale di lavoro in cui ricade la zona franca urbana. Per gli anni successivi l'esonero sarà limitato come segue: per i primi cinque al 60%, per il sesto e settimo al 40% e per l'ottavo e nono al 20%. L'esonero spetta, alle medesime condizioni, anche ai titolari di reddito di lavoro autonomo che svolgono l'attività all'interno della zona franca urbana.

Per la definizione delle procedure di accesso alle agevolazioni delle Zone franche urbane si attendono i decreti attuativi.

DDL Sviluppo: cosa cambia per le cooperative

AQUA%20ICONS%20FOLDER%20DOCUMENTS Le "disposizioni per lo sviluppo e l'internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia" investono notevolmente alcune procedure relative alle cooperative e ai consorzi agrari.

L'impatto su prassi da tempo consolidate nelle cooperative è importante e lo si intuisce subito dal primo comma dell'art. 10 del Ddl: tali società non sono tutte quelle "a capitale variabile con scopo mutualistico" (art. 2511 C.c.), ma, per fregiarsi della qualifica, devono essere iscritte nell'albo delle cooperative citato dall'art. 2512 e costituito a seguito della previsione dell'art. 223-sexiesdecies (che prevede una particolare sezione anche per le cooperative "diverse da quelle a mutualità prevalente").

In tal modo l'articolo del codice civile con cui inizia la trattazione del settore viene considerevolmente "rimpolpato".

Salvo che l'iscrizione ora è automatica, per le nuove costituite, in quanto, la presentazione della comunicazione unica per la nascita di un'impresa - e le cooperative sono tali - determina automaticamente anche l'iscrizione nell'Albo.

Anzi, sarà l'ufficio del registro delle imprese ad assolvere al vincolo di trasmettere tempestivamente detta comunicazione unica, ma anche di fare da trait d'union della notizia della cancellazione dal registro della società cooperativa dal registro o della sua trasformazione in altra società (praticamente trattasi di "trasformazione eterogenea").

Ciò ai fini della cancellazione dall'Albo.

Ma tali società mutualistiche non sono del tutto sgravate dagli obblighi periodici: infatti sono tenute a comunicare ogni anno "le notizie di bilancio all'amministrazione presso la quale è tenuto l'albo", sempre mediante gli strumenti informatici già previsti nel succitato articolo delle disposizioni di attuazione del codice civile.

Se, tuttavia, prima le cooperative erano tenute ad inviare i bilanci, bisogna ora intendersi per cosa si intende per notizie di bilancio.

In quanto la norma fa riferimento ai criteri per la definizione della prevalenza, praticamente basati sui confronti di costi e ricavi (vedasi art. 2513 C.c.) si potrebbe presumere che gli amministratori e i sindaci dovranno attestare il mantenimento o la negazione dei parametri che consentono la qualifica della "prevalenza".

Qualora, poi, la cooperativa non possa più esibire la qualifica di "a mutualità prevalente", in quanto ha sforato i succitati parametri di bilancio di cui all'art. 2513 C.c., in tal caso l'obbligo a) di sentire il parere del revisore esterno (ove presente) e b) degli amministratori di redigere un apposito bilancio - valutato senza rilievi da parte di una società di revisione - da notificare entro 60 giorni al M.a.p. per soppesare esattamente la consistenza dell'attivo patrimoniale da destinare alle riserve indivisibili viene a cadere, a meno che la cooperativa non abbia provveduto a:

1) cancellare dal proprio statuto i tre divieti e l'obbligo previsti dall'art. 2514 C.c., che individua i requisiti delle cooperative a mutualità prevalente;

2) emettere strumenti finanziari.

Se perde la qualifica di cooperativa a mutualità prevalente la società dovrà comunicarlo sollecitamente con i sunnominati strumenti informatici.

Alla stessa procedura dovrà attenersi la società qualora, nell'anno successivo alla perdita della qualifica, riesca a rientrare nei parametri vincolanti per la definizione della prevalenza.

In tali casi l'amministrazione, che gestisce l'Albo, provvederà alle modifiche del caso (spostamento della sezione, da quella a mutualità prevalente all'altra e viceversa).

Se le cooperative non assolveranno alla precedente citata comunicazione "semplificata" e a quest'ultima incorreranno nella sanzione amministrativa di "sospensione semestrale di ogni attività dell'ente, intesa come divieto di assumere nuove eventuali obbligazioni contrattuali".

Penso che il passaggio meriti quantomeno un'esplicitazione! Il Ddl prevede poi che le società cooperative a mutualità prevalente non sono più tenute ad indicare negli atti e nella corrispondenza la loro iscrizione nell'apposita sezione dell'Albo.

Questa previgente comunicazione aveva lo scopo di avvisare i terzi in rapporti con una cooperativa della sua situazione sotto questo profilo; ora la notizia viene cancellata.

Nelle norme volte a regolare e sveltire la liquidazione coatta amministrativa viene inserita la regola che la vidimazione preventiva del registro (tenuto dal curatore) di cui all'art. 38 della "legge fallimentare" venga effettuata in forma semplificata dalla Cciaa competente per territorio.

venerdì 17 luglio 2009

Convocazione Consiglio Provinciale

    kate E’ convocato per il giorno 21 luglio alle ore 18,30, presso la sede di Confcooperative Pescara, via Lago di Como, 6 – S. Teresa di Spoltore, il Consiglio dell’Unione Provinciale Confcooperative Pescara per discutere e deliberare sul Seguente

    Ordine del giorno

  1. Bilancio 2008
  2. Rapporto con le nuove amministrazioni del Comune e della Provincia di Pescara: proposte operative per i diversi settori
  3. Comunicazione opportunità e problematiche (accreditamento Servizio Civile, nuove convenzioni Unione Regionale, sicurezza, etc.)
  4. Rapporti con le altre centrali cooperative
  5. varie ed eventuali.

giovedì 16 luglio 2009

Convocazione Presidenza Confcooperative Pescara

reminders Il giorno 21 luglio 2009 alle ore 18.00 presso la sede di Confcooperative Pescara, a Spoltore via Lago di Como, 6 è convocato Il Consiglio di Presidenza dell’Unione Provinciale di Pescara per discutere e deliberare sul seguente

Ordine del Giorno

1) Bilancio 2008

2) Preparazione incontro del Consiglio Provinciale;

3) Varie ed eventuali.

venerdì 10 aprile 2009

mercoledì 24 dicembre 2008

venerdì 19 dicembre 2008

RINVIATE LE RIUNIONI DELLA PRESIDENZA E DEL CONSIGLIO DI CONFCOOPERATIVE PESCARA

A causa di sopravvenuti impegni dei dirigenti della Coop. SAFAR, che ospitava le riunioni presso la propria sede, le riunioni della Presidenza e del Consglio di Confcooperative Pescara sono state rinviate a data da destinarsi.

martedì 16 dicembre 2008

CONVOCAZIONE CONSIGLIO PROVINCIALE CONFCOOPERATIVE PESCARA

Il giorno 22 dicembre 2008 alle ore 18.00 presso la sede della Cooperativa SAFAR (Via Raiale 110/2 a Pescara), è convocato il Consiglio Provinciale dell’Unione Provinciale di Pescara per discutere e deliberare sul seguente Ordine del Giorno:
1) Comunicazioni del Presidente
• Situazione a seguito delle elezioni regionali e della crisi nel Comune di Pescara;

• Situazione nella Unione Regionale;

• Conclusione Progetto COPIN e situazione organizzativa dell’Unione;

2) Situazione della Cooperazione Agricola;
3) Presa d’atto dimissioni componente Collegio dei revisori;

4) Varie ed eventuali.