martedì 22 luglio 2008

POLITICHE AGRICOLE

POLITICHE AGRICOLE
17 luglio: Marino su Libero Mercato «L'internazionalizzazione è il futuro dell'agricoltura. Chi propone i farmers market ha la grave responsabilità di traghettare il comparto verso la catastrofe»
L'internazionalizzazione è la strada obbligata per l'agricoltura italiana. E' una questione di sopravvivenza e di sviluppo del settore, altrimenti il tracollo è vicino, soprattutto se si persegue la politica del farmers market, cioè dei piccoli mercati locali il cui contributo è del tutto marginale rispetto agli spazi di mercato di cui necessita l'agricoltura. In estrema sintesi è questo il messaggio che il presidente Marino affida in un suo intervento sulle tribune di Libero Mercato (clicca qui per leggere) che proprio ieri ospitava l'intervento del ministro alle Politiche agricole Zaia.
Marino nel suo intervento mette in evidenza come chi proponga la logica del farmers market, di fatto punti a frammentare l'unità del mondo agricolo traghettandolo dritto dritto verso la catastrofe.
La cooperazione invece aggrega, accorcia la filiera e permette anche al più piccolo produttore di conferire il prodotto e trovargli spazio su mercati nazionali e internazionali non altrimenti raggiungibili.
Per dare slancio e linfa alle politiche di internazionalizzazione si rende necessario il recupero dei crediti d'imposta.
Di seguito vi proponiamo alcuni estratti dell'intervento di cui, però, consigliamo la
lettura integrale ...«L’imperativo per la sopravvivenza dell’agricoltura italiana è andare a conquistare mercati esteri. L’internazionalizzazione è l’unica strada che possa dare respiro al settore. È un processo che le cooperative italiane stanno già compiendo da anni, con sforzi e sacrifici inimmaginabili attraverso la strada obbligata della crescita dimensionale e dell’aggregazione, della capitalizzazione e della patrimonializzazione. Per dare slancio e continuità a questo percorso obbligato per l’agricoltura italiana è necessario reintrodurre, magari già con la manovra economica all’esame del Parlamento, i crediti d’imposta sull’internazionalizzazione»...«Due i principali elementi di criticità, uno esterno, l’altro interno. L’esterno è rappresentato dall’Europa della tecnocrazia che regolamenta perdendo il contatto con la realtà e lontano dagli interessi degli Stati membri»...«Sul fronte interno, invece, assume sempre più le vesti di assoluta follia chi si ostina a proporre le piccole dimensioni, la logica dei mercati locali, la pratica dei farmers market, insufficienti, inadeguati, capaci di offrire una risposta marginale, del tutto antitetica rispetto a quanto, invece, viene richiesto dal settore.
E non meraviglia che chi propone i farmers market è, al tempo stesso, impegnato nel rompere l’unità del mondo agricolo italiano, come se nella frammentazione si potesse trovare sviluppo, progresso. Chi divide e disgrega, chi propone le piccole dimensioni e il localismo (che di per sé è un valore, ma se incentrato e imperniato asfitticamente su se stesso diventa un non-valore), non opera nell’interesse dell’agricoltura, ma ha la grave responsabilità di traghettare il comparto verso la catastrofe»...«La cooperazione, invece, aggrega le forze, accorcia la filiera, fa rete sul territorio, permettendo anche al piccolo produttore di conferire il suo prodotto che trova poi collocazione su mercati, nazionali e internazionali, non altrimenti raggiungibili»...«L’agricoltura italiana ha futuro solo se spinta e animata da una politica agricola dalla visione globale. Contrasteremo con energia e fermezza coloro che dall’interno e dall’esterno agiscono contro il futuro della nostra agricoltura e continueremo a operare, come abbiamo sempre fatto, nell’interesse dell’agroalimentare made in Italy».

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